Instillare in qualcuno l’idea di essere colpevole di qualcosa è un modo per tenerlo in soggezione e condizionarlo nel pensiero e nei comportamenti.
L’esempio più efficace di questa tecnica è “il peccato”, legato per lo più a comportamenti istintivi dettati dalla natura cui l’uomo difficilmente può sottrarsi. Il che significa, per chi stabilisce che cos’è “peccato”, precostituirsi una massa infinita di “peccatori” da condizionare attraverso il “senso di colpa” derivante dal fatto d’aver “peccato”. Si tratta di un modo per esercitare un potere che altrimenti non potrebbe essere esercitato. “Il peccatore”, una volta instillato in lui il senso di colpa, è portato ad accettare penitenze o, più semplicemente, le avversità quali mezzi di espiazione.
Questa tecnica -poco importa se gestita dal potere spirituale, politico o economico- viene utilizzata oggi per tenere in soggezione i popoli. Il nuovo “peccato” è il debito pubblico. Una volta inculcato nella testa della gente il senso di colpa di aver causato il debito pubblico per aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, è più facile ottenere sacrifici e l’accettazione di condizioni di lavoro e di vita peggiori, come se fossero il giusto modo di espiare il “peccato”.
E’ da un decennio che il mainstream al servizio della finanza internazionale in nome del debito pubblico impone governi non eletti, leggi impopolari, tasse, precarietà nel lavoro e nella vita. Imposizioni che vengono accettate grazie al senso di colpa instillato in ognuno facendolo sentire responsabile del debito pubblico. Ma è un inganno.
Il debito pubblico infatti non ha nulla a che vedere con i debiti che ognuno può contrarre nel corso della vita. Esso è la somma dei titoli finanziari emessi dalla Stato per coprire il fabbisogno monetario di cassa statale. In poche parole è generato dal meccanismo perverso con il quale lo stato emette denaro prendendo soldi a prestito dalla banca centrale, che prima era la Banca d’Italia ed ora è la BCE, entrambe private. Meccanismo che non c’entra con il deficit pubblico che è la differenza fra le entrate e le spese dello Stato. Hanno fatto credere agli italiani che il bilancio dello Stato è un disastro, che bisogna tagliare la spesa e accettare l’aumento delle tasse, che non possiamo più permetterci i costi della democrazia e bisogna ridurre perfino i rappresentanti del popolo. Invece pochi sanno che il bilancio dello Stato è in attivo: dal 1990 è stato chiuso in avanzo primario 26 volte su 28!
Attraverso il senso di colpa instillato dall’inganno che il debito pubblico sia generato da un eccesso di spesa dovuto a comportamenti sconsiderati, le oligarchie finanziarie che comandano il mondo hanno gioco facile a ridurre margini della democrazia, a espropriare l’Italia della sovranità, a snervare e impoverire una nazione che solo fino a qualche anno fa era una delle più ricche e produttive del mondo.
Il senso di colpa
Lettera Politica N. 805
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Egregio fino alla decima riga:…… semplicemente, le avversità quali mezzi di espiazione. è stao perfetto nel senso che io ateo anticlericale e socialista non sarei stato capace di scrivere meglio. Poi ha fatto un guazzabuglio. Oltre alla confusione di “deficit” e “debito” descrive la condizione del debitore come “ideale” se non “perfetta”. Non subentra,dallo scritto, alcuna conseguenza negativa manco quella di dover restituire il debito e pagare gli interessi. II dibattito tra specialisti precisa che il debito contratto con creditori del proprio Paese si pareggia mentre quello contratto con creditori stranieri, ad esempio fondi comuni, rappresenta un grave rischio per la disciplina cui sono sottopostbi (appena il ating diventa “spazzatura” i gestori devono sbarazzarsi del credito pena azioni di responsabilità. In Italia abbiamo circa il 35% del debito in mano a Fondi pensione americani che sono, è noto, particolarmente difficili. Rileggendo la senda parte di quanto ha scritto par di intuire che si possa tranquillamente vivere di debiti. Sono certo che è una impressione involontaria. Aggiungo una osservazione sul MES che la nostra destra, Salvini, ha banalizzato. Si tratta di un pregevolissimo lavoro di Assicurazione-mutua del credito degli Stati e delle banche. Pochissimi l’hanno perfettamente descritta.
La ringrazio per l’apprezzamento alle 10 righe! E la ringrazio anche per aver letto la nostra newsletter, aggiungendo anche che, pur non conoscendoci di persona, i suoi commenti, pur se a volte non condivisi, mi inducono a provare per lei simpatia. Venendo al tema devo dissentire su alcuni punti. Io non sono un economista e, credo, neanche lei. Ma mi avvalgo della collaborazione di persone che ne capiscono e qualcosa ho anche letto. Lei dice che faccio confusione fra “debito” e “deficit”. Nel dubbio di essermi espresso male ho riletto. Confermo che il debito è una cosa e il deficit un’altra. Quello che forse non ha colto – ma perché non l’ho potuto esplicitare a causa del format della Lettera Politica- è la denuncia del meccanismo perverso per il quale il denaro viene preso a prestito dallo stato da dei privati. Una volta saltata la parità con l’oro ( Bretton Woods) la moneta rappresenta la produttività e la ricchezza di una nazione. Produttività e ricchezza che appartengono al popolo. La moneta è e dev’essere quindi proprietà del popolo e non delle banche centrali private. Il debito quindi non dovrebbe esistere. E lei che è socialista non può non concordare. Perché tu cittadino lavoratore che produci la ricchezza devi poi pagare un privato che certifichi la ricchezza che hai prodotto? Non le pare aberrante? Ed è questa la genesi del debito pubblico, non altro. Non dev’esser quindi oggetto di alcun senso di colpa. Dev’e semmai essere motivo di una grande riforma monetaria. Abramo Lincoln e John Kennedy ci avevano provato. Esistono ancora dei tagli da 5 dollari stampati dallo Stato Americano e non dalla Fed. Ma sono stati uccisi…